Di Serena De Dominicis.

Jean-Baptiste Farkas non realizza più opere né organizza esposizioni, dal 2004 fornisce “servizi” attraverso IKHÉA©SERVICES, nata nel 1998, e Glitch. L’arte non è produrre oggetti ma un espediente per resistere alle convenzioni, agli automatismi, alle imposizioni del sistema; un dispositivo utilizzato per incoraggiare le persone a uscire dagli schemi. I suoi progetti collaborativi e immateriali sono protocolli da seguire per vivere esperienze fuori dell’ordinario prescritto alle nostre vite dal modello produttivista votato al consumismo, all’efficienza, alla velocità. Scritte per essere messe in pratica, le istruzioni (circa 700) sono bizzarre e flessibili, e si arricchiscono di volta in volta grazie a coloro che, realizzandole, le vivono rendendole esperienza concreta. Qualche esempio: farsi rallentare nel ritmo di lavoro, sabotare oggetti del quotidiano, assumere comportamenti inconsueti/inappropriati o disobbedienti, provocare una psicosi, acquistare qualcosa e distruggerla, saturare uno spazio di oggetti, sequestrare temporaneamente uno spazio fisico o virtuale e renderlo inagibile, distruggere uno spazio espositivo ecc… La distruzione è una pratica centrale nella poetica di Farkas, così come il ribaltamento dei valori di riferimento della società contemporanea, senza buonismo e con un pizzico di cinismo.

L’utente può chiedere all’artista di realizzare un’azione o può esserne esecutore diretto mettendo in pratica le istruzioni così come sono, oppure personalizzandole; può anche proporne di nuove diventando autore egli stesso. È possibile utilizzare gli IKHÉA©SERVICES gratuitamente e senza limiti, anche se in alcuni casi è necessario avere un budget, perciò i “compiti” e le relative istruzioni si possono acquistare. Ad ogni modo, si deve accettare l’imprevedibilità dell’esito del gesto che si compie. Avverte l’artista francese, alcune situazioni possono anche essere pericolose e le motivazioni discutibili, ma un risvolto imprevisto, o anche negativo, un fallimento sono considerati altamente produttivi, talvolta addirittura illuminanti.

Con i suoi servizi Farkas non intende fare ma “commettere arte”, scrive, sollevando l’arte stessa dalla banalità della mercificazione e dai vecchi quesiti sull’originalità o l’autorialità. L’equazione artista-opera-pubblico è sostituita da una relazione collaborativa in cui non c’è opera né pubblico. L’opera diviene una deviazione nel flusso della realtà quotidiana, un détournement. Il coinvolgimento delle persone, quindi la dimensione sociale del suo lavoro, è fondamentale, ma non è assimilabile all’arte partecipativa o relazionale né per modalità né per finalità. Il ruolo dell’artista è tanto quello di attivatore, colui che sollecita la libertà degli altri di esprimersi, quanto quella di agente provocatore che pone quesiti (sul valore nell’arte, sul concetto di esposizione, ma anche sulle problematiche ecologiche sempre più urgenti), impegnato nello sfidare mentalità, etica e certezze. Il piano dell’arte e quello della vita tendono a sovrapporsi. Agire radicalmente per sottrazione eliminando l’oggetto d’arte, il suo luogo d’esposizione, la sua commercializzazione, finanche l’autore, per offrire l’arte come stato d’animo, come una condizione, nega l’ordinaria concezione occidentale dell’arte oltre che attuare, forse, quel passaggio dall’arte alla vita tanto anelato da Guy Débord e dai Situazionisti.

Più interessato al comportamento indotto da un’opera che all’opera in sé, Farkas si lascia ispirare dal “Less is More” di coloro che intraprendono la via della riduzione epurando dall’arte e dalla vita il superfluo, tutto ciò che impedisce il fruire del tempo, delle esperienze, della libertà, della creatività. Affascinato dalle potenzialità del distruggere, guarda a Gustav Metzger; in cerca di una via d’uscita valuta il “progredire senza crescere” del padre della bioeconomia, Georgescu-Roegen (si veda l’istruzione n. 32 – variante 3 Les leçons de la soustraction). Il suo operare irriverente ci parla perciò di intenti e valori assai familiari…

Se volete partecipare all’opera di Farkas passando dalla teoria ai fatti, vi sarà necessario uno dei suoi manuali, Des modes d’emploi et des passages à l’acte (2010). L’uso è libero: https://cdla.info/wp-content/uploads/2020/10/2020-des-modes-demploi-et-des-passages-acc80-lacte.pdf

       

Immagini: Courtesy Jean-Baptiste Farkas