La crescita verde non può esistere: riportiamo dal Movimento per la Decrescita Felice (MDF) un articolo sulla versione italiana del rapporto “Il mito della crescita verde: perché non è possibile disaccoppiare la crescita economica dalla crescita dell’impatto ambientale”, che evidenzia come crescita economica e impatto ambientale siano direttamente collegati.
[causa limiti di spazio web, la versione italiana è scaricabile a questo link]
È con piacere che vi presentiamo la traduzione italiana del report “Decoupling debunked – Evidence and arguments against green growth as a sole strategy for sustainability” curata dai volontari del Movimento per Decrescita Felice e pubblicata oggi, in accordo con gli autori del documento originale.
Lo studio è stato pubblicato in lingua inglese l’8 Luglio 2019 dall’European Environmental Bureau (EEB), una rete di oltre 143 organizzazioni con sede in più di 30 paesi, e si prefigge il dichiarato scopo di rispondere a quella che – a nostro parere – rappresenta la più importante domanda da porci oggi: “È possibile godere dei benefici della crescita economica e raggiungere allo stesso tempo la sostenibilità ambientale?”. Infatti nell’ultimo decennio, la crescita verde è stata chiaramente la narrazione politicamente dominante: le agende di ONU, Unione Europea e di molti paesi si sono basate sull’assunto che il disaccoppiamento dell’impatto ambientale dal PIL possa permettere in futuro una crescita economica infinita.
Attraverso una revisione sistematica della letteratura scientifica empirica e teorica, gli autori di questo report arrivano ad una conclusione “allo stesso tempo prepotentemente chiara e deludente: non solo non ci sono prove empiriche per supportare l’esistenza di un disaccoppiamento della crescita economica dall’impatto ambientale, di un’entità anche solo prossima a quella necessaria ad affrontare il collasso ambientale, ma anche – e questo forse è ancora più importante – sembra improbabile che questo disaccoppiamento possa avvenire in futuro.”
Dato che anche noi, come gli autori, riteniamo che sia “urgente considerare le conseguenze di questi risultati nella definizione delle politiche”, abbiamo voluto tradurre e diffondere questo report che ci è sembrato allo stesso tempo chiaro nella trattazione quanto di elevata qualità nell’elaborazione scientifica.
La sfida globale per i popoli del mondo è quella di tentare insieme di perseguire lo scenario di mitigazione proposto dall’IPCC di +1.5°C e di attuare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile; appare chiaro che l’unica soluzione ragionevole sia quella di “allontanarsi dunque per cautela dal perseguimento continuo della crescita economica nei paesi ad alti livelli di consumo. Più precisamente, le strategie politiche esistenti dirette all’incremento dell’efficienza dovranno essere completate dalla ricerca della sufficienza, cioè dalla diretta riduzione della produzione economica in molti settori, e dalla parallela riduzione dei consumi, il che permetterà insieme un’alta qualità di vita all’interno dei limiti ecologici del pianeta”.
Vi invitiamo dunque a scaricare, leggere e diffondere il più possibile questo documento, che in italiano abbiamo deciso di intitolare “Il Mito Della Crescita Verde – perché non è possibile disaccoppiare la crescita economica dalla crescita dell’impatto ambientale”.
È stato per noi un piacere e un onore portare a termine questo progetto e contribuire al dibattito su di una tematica per noi centrale e di vitale importanza. Questo rappresenta solo il primo passo verso una auto-formazione collettiva necessaria all’elaborazione di un immaginario nuovo. Per avere informazioni o organizzare eventi a riguardo non esitate a contattare MDF.
Ringraziamo qui pubblicamente coloro che hanno attivamente prestato servizio volontario alla traduzione di quest’opera:
Traduzione:
– Marco Sacco (MDF Venezia),
– Ludovica Kirschner (MDF Venezia),
– Michel Cardito (MDF Brescia),
– Karl Krähmer (MDF Torino)
Impaginazione:
– Elena Tioli (Responsabile Comunicazione MDF)
Revisione scientifica:
– Ludovica Kirschner (MDF Venezia),
– Silvio Cristiano (Esterno)
Ringraziamo inoltre e gli autori e gli scienziati che hanno contribuito con il loro pensiero e il loro lavoro alla stesura del report originale.
Vi lasciamo infine con il messaggio di speranza contenuto negli ultimi capoversi del report e con l’augurio che questo possa raggiungere più persone possibile:
“Negli ultimi due decenni, i movimenti nel nord del mondo (città in transizione, decrescita, ecovillaggi, città lente, economie sociali e di solidarietà, economie per il bene comune) hanno iniziato a organizzarsi attorno al concetto di sufficienza, e potrebbero ispirare un approccio politico trasversale. Quello che dicono è che “di più non è sempre meglio” e che in un mondo in emergenza climatica, abbastanza può essere abbondanza. Come sostenuto da molti di questi attori, la scelta della sufficienza non è una scelta di sacrificio, disoccupazione, crescente disuguaglianza, povertà e riduzione dello Stato sociale. È invece la scelta di un’economia equa, che rimanga all’interno delle capacità di carico della biosfera o, come è stata definita nel 7° programma di azione ambientale dell’UE, “vivere bene entro i limiti ecologici del pianeta”. Ascoltando queste opzioni alternative, dovremmo riformulare del tutto il dibattito: ciò che dobbiamo disaccoppiare non è la crescita economica dalle pressioni ambientali ma la prosperità e la “bella vita” dalla crescita economica.
Questo lavoro evidenzia la necessità di una nuova cassetta degli attrezzi concettuale per influenzare le politiche ambientali. In questa prospettiva, sembra urgente che i responsabili politici prestino maggiore attenzione e sostengano le diverse alternative alla crescita verde già esistenti. Trarre insegnamenti dalla diversità delle persone e delle cornici teoriche che in questo momento sono impegnate nell’immaginare e attuare modi di vita alternativi è un modo promettente per risolvere ciò che percepiamo come una crisi dell’immaginazione politica. Il successo di tale iniziativa è importante, perché c’è in gioco a dir poco il futuro dei nostri figli e nipoti, per non dire dell’intera civiltà umana in quanto tale.”