di Luigi Oddo
Il cambiamento climatico è ormai un problema impellente, negli ultimi anni dati allarmanti emergono sempre più prepotentemente da ogni parte del globo e in maniera trasversale da ogni genere di istituzione, sia governativa che non. Tuttavia, il problema dell’inquinamento inizia molto prima di oggi. Dalla metà del XVIII secolo, da quanto la Rivoluzione Industriale ha fatto la sua comparsa nella storia dell’umanità, l’inquinamento ha iniziato a toccare livelli mai visti prima (Abram et. al 2016). In particolare, l’utilizzo di combustibili fossili, indispensabili nel processo di industrializzazione, ha incrementato enormemente i livelli di gas serra nella nostra atmosfera, intensificando il processo di surriscaldamento globale. La graduale adozione di regolamentazioni ambientali e di tecnologie sostenibili ha parzialmente mitigato questo trend; tuttavia, serve molto di più per salvare il nostro pianeta.
Uno dei problemi fondamentali per la preservazione del nostro pianeta, dei suoi ecosistemi e quindi del genere umano stesso, riguarda la demografia. Non c’è alcun dubbio, sul nostro pianeta siamo troppi. Sebbene in passato le previsioni dei cosiddetti “catastrofisti” come Thomas Malthus (1766-1834) si siano dimostrate fallaci, è indubbio che oggigiorno queste previsioni siano diventate tremendamente attuali, anche se il loro concretizzarsi prenderà forme diverse da quelle ipotizzate dal celebre economista inglese. Se è vero che le previsioni di una carestia di massa, causata da una crescita della popolazione insostenibile dal punto di vista alimentare, si è rivelata sbagliata in seguito all’avvento della cosiddetta “Green Revolution” – che ha permesso a paesi come il Messico, l’India e il Pakistan di diventare autosufficienti dal punto di vista alimentare tra la metà degli anni 60’ e la fine degli anni 70’ (1) del XX secolo – è altresì indubbio che esiste un altro grave effetto collaterale collegato alla crescita demografica: l’aumento dell’inquinamento a livello aggregato. Si potrebbe, a questo proposito, parlare di “rendimenti decrescenti” dell’inquinamento.
La sfortunata combinazione di una fallace transizione verso le energie sostenibili e dell’incapacità del sistema economico di eliminare la produzione di prodotti dannosi per l’ambiente, unita ad una crescita demografica che ha superato da poco quota 7 miliardi e di essere umani e che galoppa velocemente verso quota 8, rende sempre più evidente la necessità di ridurre la crescita economica per stemperare il processo di degrado ambientale. Tuttavia, questa strategia non è di facile realizzazione dal momento che l’entità della riduzione della crescita per salvare il pianeta dalla catastrofe richiede una significativa riduzione dell’impatto sulla biosfera anche dell’ordine del 70-80% per le società capitalistiche avanzate (come Italia, Francia ecc.).(2) Cifre enormemente alte che necessitano della riduzione di vari fattori per potersi realmente concretizzate, uno su tutti un freno alla crescita della popolazione. Un recente studio ha infatti dimostrato che un incremento della popolazione conduce ad un incremento delle emissioni di carbonio di un ordine maggiore rispetto a quello che risulterebbe da un incremento della stessa magnitudine dei redditi, a parità di popolazione (Casey e Galor 2017). Detto in altre parole, inquinano più 50,000 persone con un reddito pro-capite di 10,000 dollari a testa che 10,000 persone con un reddito di 50,000 $ dollari pro-capite, nonostante il reddito aggregato sia uguale nei due casi. Questo dato è facilmente dimostrabile, per ogni persona che nasce è necessaria una quantità enorme di beni e servizi, molto più alta di una persona in meno con il doppio del reddito. Basti pensare che, raddoppiando le persone, sono necessarie due case, due auto, il doppio delle risorse alimentari, il doppio delle risorse idriche, il doppio dei servizi sanitari ecc. Naturalmente questo ragionamento funziona in media perché non si può certo dire che 2 italiani medi consumino di più di Elon Musk. Tuttavia, al di là di questi casi estremi, il ragionamento è abbastanza coerente e sensato.
Questo significa che adottare simultaneamente obiettivi di decrescita economica e di decrescita demografica sia la strategia più coerente e sensata per raggiungere la reale sostenibilità ecologica. Così come la Rivoluzione Industriale e l’avvento della crescita economica sostenuta hanno sancito l’inizio del problema ambientale la Transizione Demografica e la Decrescita potrebbero sancirne la fine.
Naturalmente diminuire la pressione della popolazione sulle risorse del pianeta implica ridurre il tasso di fertilità delle donne. Lungi da voler proporre disastrose politiche economiche volte alla riduzione delle nascite, come la famigerata politica del figlio unico cinese, per incentivare la riduzione della fertilità bisogna agire in altri modi. A tal fine bisogna intensificare gli sforzi per le politiche volte alla riduzione del gender gap, garantendo l’accesso all’istruzione e rendendo disponibili e gratuiti i contraccettivi. L’aumento del livello di scolarizzazione è da sempre la migliore strategia per indurre una riduzione volontaria della fertilità, in quanto da un lato impedisce matrimoni precoci e dall’altro sradica la necessità di fare affidamento sulle famiglie allargate per procacciarsi redditi da lavoro a basso lavoro aggiunto (es. il lavoro agricolo). È indubbio infatti che la riduzione della fertilità da un lato e l’aumento del livello d’istruzione che permette l’accesso a lavori meglio remunerati dall’altro sono sempre andate di pari passo.
Sebbene il tema della demografia sia da sempre guardato con sospetto, è giunto il momento di pensare seriamente a questa problematica: infatti senza combinare in modo lungimirante le fondamentali politiche di decrescita dei flussi di energia e materia con altrettanto importanti politiche volte a contenere la crescita della popolazione, una radicale riduzione dell’impatto del genere umano sul pianeta non può concretizzarsi in maniera efficace.
Note
(1) Galor (2022), p. 111
(2) A Good Life For All Within Planetary Boundaries, Università di Leeds, https://goodlife.leeds.ac.uk/
Breve bibliografia
Abram, N., McGregor, H., Tierney, J. et al. (2016). Early onset of industrial-era warming across the oceans and continents. Nature 536, 411–418. https://doi.org/10.1038/nature19082
Casey, G., Galor, O. (2017). Is faster economic growth compatible with reductions in carbon emissions? The role of diminished population growth. Environmental Research Letters 12, n.1.
Galor, O. (2022). The Journey of Humanity. The origin of wealth and inequalities. The Bodley Head.