Gruppo “Per un Reincanto del mondo”

In un testo del 2019 dal significativo titolo Come reincantare il mondo. La decrescita e il sacro, Serge Latouche giunge alla conclusione che, se vogliamo uscire dall’incubo della società della crescita, bisogna “aggiungere ingredienti di natura spirituale alle argomentazioni filosofiche e scientifiche” : per Latouche, infatti, anche “se si venissero a creare le condizioni oggettive per la costruzione di una società della decrescita, questa non sarebbe possibile senza un certo reincanto del mondo” (Latouche, 2019 p. 76-78).

Cresce insomma la consapevolezza che il progetto della decrescita non possa ridursi né a un funzionale progetto di riorganizzazione socioeconomica mirato a ricollocare l’umanità entro i limiti planetari, né alle pur imprescindibili questioni di giustizia sociale. Siamo infatti convinti che perché si attui una fuoriuscita dalla logica della guerra e del dominio, dal produttivismo e dalla società dell’omnimercificazione, un presupposto indispensabile è dato dalla decolonizzazione del nostro immaginario e dal recupero di  una certa autonomia. (Latouche, 2007, pp. 101-117, Castoriadis, 1998). Questo rimanda a un nuovo sguardo sulle cose, non utilitaristico e non strumentale, che può solo sgorgare da una vera e propria trasformazione antropologica e culturale. Insomma, crediamo – con Illich e Latouche – che sia necessario affiancare alla trasformazione socioeconomica una trasformazione antropologica, culturale e anche spirituale.

Del resto, già vediamo intorno a noi segnali incoraggianti in questo senso, un grande risveglio di pratiche di cura di sé, alimentate dal bisogno sempre più sentito di una vita piena e sensata, una vita “bella”, che strappi il velo della mistificazione che ci ottunde, ci blocca e ci impantana nell’inerzia della megamacchina sociale cui tutti, più o meno, siamo legati.

Sono queste considerazioni che hanno spinto un gruppo di persone dell’Associazione per la decrescita ad avviare un percorso teorico ed esperienziale di approfondimento e di ricerca: dai primi incontri è emerso come dietro l’idea del reincanto si aprono diverse vie, diversi possibili percorsi, tra loro strettamente intrecciati. Ne evidenziamo cinque.

1) Vi è innanzitutto la via (laica) di una riscoperta della filosofia come “arte di vivere,” come ricerca di saggezza. Come ha dimostrato Pierre Hadot (1988), lontano dal porsi come astratto esercizio teoretico, la filosofia era per gli antichi innanzitutto un insieme di pratiche, di “esercizi spirituali” (attenzione al momento presente, lettura di testi e loro rielaborazione interiore, dialogo, capacità di porsi in relazione con il limite e con la morte) finalizzati alla cura di sé. Questo, paradossalmente, nella consapevolezza che “occuparsi di sé” era “uno dei principi base per la vita nella città”, in altre parole, il fondamento dell’agire politico (Foucault, 1992). La filosofia come “arte di vivere” implica un continuo rinnovarsi dell’articolazione tra “conoscenza di sé e del mondo” e “cura di sé e del mondo”.

2) Una seconda via è costituita  da quell’insieme straordinariamente ampio e ricco di esercizi (meditazione, contemplazione, ricerca della luce interiore, rapporto col sacro, ecc) che ritroviamo nelle diverse tradizioni spirituali, in Oriente come in Occidente. Per quanto profondamente diversi, questi percorsi, a cui intendiamo ispirarci liberamente, sono accomunati dalla loro dimensione “pratica,” esperienziale. In altre parole è l’esperienza che ciascuno/a può fare in prima persona ad essere un passaggio che dispone alla trasformazione. Naturalmente con alcune cautele. In particolare la storia ci mostra come il sacro e il dominio si siano mescolati sin dalle origini, rafforzandosi reciprocamente e dando luogo a infinite espressioni di violenza e di controllo, rispetto alle quali la via della decrescita non può che metterci in guardia (Castoriadis, 1998). Tuttavia crediamo che “spirituale” (e persino religioso) non debba essere necessariamente sinonimo di eteronomia.

3) La terza via viene dal restaurare la nostra capacità di meraviglia di fronte alla  natura e alla sua  capacità generativa, cogliendo la “meraviglia dell’ordinarietà” (Goethe in Hadot, 2009). Henry Thoreau (1988 [1854]), ad esempio, parlava del “libro della naturacome di un nuovo testo sacro.  Questa via “estetica” si congiunge, come le vie precedenti, alla capacità di superare i dualismi tra mente e natura  tipici della modernità e trova espressione, oltre che nella natura, nell’arte in tutte le sue forme. (Hadot, 2009; Branchi, 2022).

4) Vi è poi la via della cura, intesa qui come cura del mondo, dunque di tutti i viventi, umani e non umani e del Pianeta. In questo senso possiamo dire che ripensare l’economia, decolonizzare l’immaginario, significa uscire dalla dicotomia tra lavoro produttivo e improduttivo e porsi nella prospettiva della valorizzazione e del rispetto della vita in tutte le sue forme, compito da sempre svolto soprattutto dalle donne (Praetorius, 2019; Federici, 2021).  Cura, dunque, come amore verso l’altro/a che si dispiega nel mondo  mettendo al centro la rigenerazione e mantenimento della vita.

5) Vi è infine la via del dono. Già per Mauss e per Polanyi dono e reciprocità costituivano una modalità fondamentale attraverso cui agivano le società premoderne. Il dono  è antiutilitarista perché, riconoscendo e mantenendo un legame personale con l’altro, non può ridurlo a funzione del nostro interesse.  Così, nella società di mercato dove tutto, persone incluse, è divenuto merce e strumento, lo “scandalo del dono” diventa al tempo stesso un appiglio attorno a cui ricostruire nuove forme di società, nuovi contesti comunitari e, per questa via, anche nuove forme di economia.

Dobbiamo infine evitare, come storicamente è stato, che la cura di sé sia pensata come privilegio, ma anche come elitaria separazione dal dolore e dalle fragilità umane. Su questa strada, ancora in buona misura da scoprire, crediamo che possa esserci di aiuto la pratica della convivialità. La convivialità, per Ivan Illich (1973), non si riduce infatti al piacere dello stare insieme, condividendo la tavola, ma rappresenta anch’essa una via, la precondizione alla ricerca comune di senso e verità (Illich, 2013). In ogni caso qualcosa che non si compie da soli, ma che fa appello al sentire e alla creatività collettiva.

Naturalmente queste cinque vie al “reincanto”, nella loro straordinaria varietà e ricchezza, rappresentano solo una bozza di un  “programma di ricerca”, da sperimentare e ampliare insieme  nei prossimi anni.

 

Bibliografia essenziale

Bonaiuti M. 2019. Lanterne gli uni per gli altri. Il Convivio: letture e convivialità come pratiche di trasformazione di sé e del mondo. Culture della Sostenibilità, 24.

Bori P.C. 1995. Per un consenso etico tra culture. Genova: Marietti.

Bori P.C., Marchignoli S. 1996. Per un percorso etico tra culture. Testi antichi di tradizione scritta. Roma: NIS.

Branchi, W. 2022. Una musica per ascoltare il mondo. Pensieri e riflessioni sulla Musica della Complessità, Fondazione Isabella Scelsi, Roma.

Castoriadis C. 1998. L’enigma del soggetto. Bari: Dedalo.

Federici, S. 2021. Reincantare il mondo. Femminismo e politica dei «commons». Verona, Ombrecorte.

Foucault M. 1992. Tecnologie del sé. Torino, Bollati Boringhieri.

Hadot P. 1988. Esercizi spirituali e filosofia antica. Torino: Einaudi.

Hadot P. 2009. Ricordati di vivere. Goethe e la tradizione degli esercizi spirituali. Milano, Raffaello Cortina.

Illich I. 1973. La convivialità. Milano: Mondadori.

Illich I. 2013. I fiumi a nord del futuro. Macerata: Quodlibet.

Latouche S., 2019. Come reincantare il mondo. La decrescita e il sacro. Torino, Bollati Boringhieri.

Madera R., 2022. Lo splendore trascurato del mondo. Una mistica quotidiana, Torino: Bollati Boringhieri.

Madera R .2023. Cura. Per sé e per il mondo (con N. Janigro), Editrice Bibliografica, Milano.

Panikkar R,  Latouche S., Pluriversum. Per una democrazia delle culture. Milano, Jaca Book.

Pensa C.  2015. La tranquilla passione. Saggi sulla meditazione buddhista di consapevolezza. Roma, Ubaldini.

Pohlenz M. 1978. La Stoa. Storia di un movimento spirituale. Firenze: La Nuova Italia Editrice.

Praetorius I., 2019. L’economia è cura. Milano, Altreconomia Ed.

Thoreau H.D. 1988. Walden. Ovvero vita nei boschi. Milano: BUR.

 

Prossime attività

Da giugno 2024 al prossimo giugno 2025 proponiamo un percorso fatto di incontri online e in presenza, due dei quali sono stati programmati:

Sabato e domenica 14 – 15 dicembre, a Milano presso l’Ostello Olinda, incontro residenziale. L’incontro avrà un carattere prevalentemente esperienziale: sperimenteremo diverse pratiche meditative e di immersione in natura, riflessioni e letture (il programma uscirà a breve). E’ necessario iscriversi al più presto per poter trovare la sistemazione per la notte. Chi fosse interessato a partecipare scriva a Patrizia Bavo, e mail: patriziabavo61@gmail.com

 

Attività passate

Il gruppo ha organizzato due incontri residenziali in provincia di Lucca, presso l’Eremo di Calomini che è diventato un po’ il nostro luogo di elezione per l’incanto del luogo e per la generosa ospitalità dell’eremita, Fratel Benedetto. I due incontri si sono tenuti:

nel giugno 2023 https://www.decrescita.it/reincantare-il-mondo-per-una-pedagogia-della-decrescita/

e nel giugno 2024 https://www.decrescita.it/cura-di-se-cura-del-mondo/

Mercoledì 23 ottobre 2024, si è inoltre tenuto un incontro online alle ore 21. Lettura di alcune pagine di Michel Foucault da Tecnologie del sé, guidata da Saverio Marchignoli.

Venerdì 15 novembre 2024, incontro online ore 21 Letture di alcuni testi di Marco Aurelio, dai Pensieri, guidata da  Francesco Zevio