Come Associazione per la decrescita ci muoviamo a difesa dei beni comuni e contro l’estrattivismo – in questo caso estrattivismo del marmo sulle Alpi Apuane – che diventa sempre più aggressivo.
Per questo motivo abbiamo voluto sottoscrivere questo importante appello stilato da una rete di associazioni della Valle del Serchio, in provincia di Lucca, che si sta coordinando a difesa di un bene comune ad uso civico – in questo caso un monte, il monte Altissimo – che rischia di essere venduto a privati per essere messo a profitto con l’estrazione e la vendita del marmo.
Alpi Apuane e attività estrattive, una serie di associazioni ambientaliste, Gruppo La Libellula Fornaci, Movimento per la Decrescita Felice – Circolo di Lucca, Associazione per la Decrescita, Zero Waste Italy , Comitato per l’Attuazione della Costituzione di Castelnuovo di Garfagnana, Custodi degli alberi e del suolo di Barga, Club Alpino Italiano – sez. ‘‘Roberto Nobili’’ di Castelnuovo di Garfagnana, sezione di Barga, sezione di Lucca, attaccano Regione e Comuni e lanciano l’appello per la difesa delle Alpi Apuane.
“Stupisce – si legge in una nota– quanto sta accadendo in questi ultimi mesi sulle Alpi Apuane. Tanto più dopo l’importante modifica del testo della nostra Carta Costituzionale che ha introdotto esplicitamente la tutela dell’ambiente nell’articolo 9 e un limite chiaro all’iniziativa economica libera che nuoce all’ambiente nell’articolo 41. Lo stupore più grande nasce dal constatare che le amministrazioni pubbliche (in questo caso Regione e Comuni), a tutti gli effetti espressioni di quello Stato che per primo dovrebbe tutelare e far rispettare la Costituzione, sono in realtà le prime che vanificano i princìpi che lo Stato si è dato”.
“Le gestioni separate dei beni a uso civico sono istituti storici in Toscana che hanno sempre rappresentato – si sostiene nella nota – un modo concreto di intendere ed amministrare i beni comuni, spettanti di diritto a tante popolazioni di aree montane e fonti, per queste, di sussistenza economica, di socialità e di relazioni. La salvaguardia di questi beni comuni equivale, di fatto, alla salvaguardia delle risorse ambientali di aree troppo spesso considerate marginali da una concezione centralista e sviluppista cui nemmeno la verde Toscana si sottrae. Non ci meraviglia che negli anni si siano prodotte tensioni tra interessi privati dell’industria dell’escavazione di marmo (Henraux, in questo caso) e volontà degli abitanti dei luoghi interessati dalle cave (Monte Altissimo, Picco Falcovaia, Monte Pelato). Questo fa parte del gioco, diremo quasi, è inevitabile. Quello che colpisce di più sono però le pericolose fughe in avanti degli enti pubblici che si sono prodotte negli ultimi tempi a scapito degli interessi comunitari”.
“Come si può, ci chiediamo, in una situazione di pendenza, in cui l’istituto preposto alla gestione dei beni comuni (Asbuc) manca del suo organo direttivo apicale le cui elezioni devono essere indette dalla Regione Toscana, bypassare di fatto gli interessi legittimi della popolazione locale? Perché tali elezioni non sono state indette – si chiedono le associazioni e i comitati -, privando di fatto la comunità del suo principale strumento rappresentativo e di gestione del territorio? Perché in assenza di un organo decisionale regolarmente eletto, chi è preposto a farne le veci (il sindaco), decide in autonomia un percorso di conciliazione con la ditta di escavazione, aprendo di fatto alla possibilità di una cessione di intere montagne ad aziende private? Per quanto ancora dovremo, nei fatti, vedere ignorati i principi costituzionali?”.
“L’udienza di conciliazione con Henraux che avrebbe dovuto tenersi oggi (5 marzo, ndr), è stata per il momento rinviata ai primi di luglio – spiegano comitati e associazioni -. Auspichiamo che in questi mesi tutti gli enti coinvolti in questa singolare vicenda (Regione Toscana e Comune di Seravezza in primis) possano giungere ad un ripensamento del proprio operato in nome di una maggiore coerenza con i già citati articoli 9 e 41 della Costituzione, dunque per il bene delle comunità locali presenti e future. La vendita a privati di intere montagne è una macchia indelebile che fa gridare vergogna a qualsiasi società che si dica civile. È inaccettabile che, nonostante una sentenza di primo grado in favore dei frazionisti (sentenza 39/2020) si proceda a tappe forzate, come se nulla fosse. Questa incoerenza è un pericolo per tutte le comunità locali che, come a Seravezza, vogliono vivere attivamente il proprio territorio e non limitarsi a subire passivamente quanto deciso nei palazzi del potere, sempre più distanti. Pericolo che, è proprio il caso di dire, in questo caso è Altissimo”.