Una nuova ricerca di Nick Fitzpatrick, Tim Parrique e Inês Cosme ha contato e analizzato le proposte politiche della decrescita (oltre 530!) avanzate da diversi studiosi tra il 2005 ed il 2020. Qui di seguito la traduzione dell’abstract e del thread di un autore; la ricerca completa in inglese è disponibile a questo link.
Esplorando le proposte politiche della decrescita: una mappatura sistematica con sintesi tematica
La decrescita – la riduzione pianificata e democratica della produzione e del consumo come soluzione alle crisi socio-ecologiche – si sta lentamente facendo strada nella sfera del policy-making. Ma c’è un problema: le proposte sono disperse in una letteratura voluminosa, rendendo difficile per i decisori politici individuare i cambiamenti concreti associati all’idea di decrescita.
Per affrontare questo problema, abbiamo condotto una mappatura sistematica della letteratura sulla decrescita dal 2005 al 2020 utilizzando la metodologia RepOrting standards for Systematic Evidence Syntheses (ROSES). Su un totale di 1166 testi (articoli, libri, capitoli di libri e tesi di laurea) che fanno riferimento alla decrescita, ne abbiamo identificati 446 che includono proposte politiche specifiche. Questo conteggio sistematico delle politiche ha portato a un totale di 530 proposte (50 finalità, 100 obiettivi, 380 strumenti), che ne fanno l’agenda politica sulla decrescita più esaustiva mai presentata.
Per rendere più accessibile questa “cassetta degli attrezzi”, l’abbiamo suddivisa in 13 temi politici – alimentazione, cultura e istruzione, energia e ambiente, governance e geopolitica, indicatori, disuguaglianza, finanza, produzione e consumo, scienza e tecnologia, turismo, commercio, pianificazione urbana e lavoro – identificando finalità, obiettivi e strumenti. In seguito, abbiamo valutato la precisione, la frequenza, la qualità e la diversità di questa agenda, riflettendo su come si è evoluta fino ad oggi l’insieme delle politiche per la decrescita.
Principali risultati:
Alcune proposte sono estremamente dettagliate, la maggior parte no
Alcune proposte sono più popolari di altre
La maggior parte delle proposte si focalizza sul “cosa” ma non sul “come”, spesso dimenticando la transizione
La decrescita è sempre più diversificata
La maggior parte delle politiche viene studiata/valutata singolarmente
Le prime 10 politiche: 1. Reddito di base universale 2. Riduzione dell’orario lavorativo 3. Garanzie di lavoro e salario di sussistenza 4. Limite/Tetto di massimo reddito 5. Forum deliberativi 6. Modelli no-profit 7. Limiti decrescenti all’utilizzo delle risorse e alle emissioni 8. Recupero dei beni comuni 9. Eco-villaggi 10. Cooperative di abitazione/housing
Riassunto dei vari temi:
1. Cultura e istruzione. La decrescita sostiene la necessità di trasformare i sistemi educativi, di coltivare culture della sufficienza e dell’autolimitazione, di creare beni più relazionali, di ripristinare i sistemi di conoscenza indigeni e locali, di sviluppare una coscienza di classe ecologica e visioni del mondo eco-centriche.
2. Energia e ambiente. La decrescita propone: la riduzione delle pressioni ambientali, del consumo energetico, l’eliminazione dei combustibili fossili, l’abbandono dell’energia nucleare, la democrazia energetica, una demografia stabile e la decolonizzazione della giustizia ambientale.
3. Alimentazione. La decrescita promuove l’agricoltura sostenibile (biologica, agroecologia, permacultura, non meccanizzata), la sovranità alimentare (protezione delle sementi comuni, ridistribuzione delle terre ai piccoli agricoltori, reti/cooperative) e le diete sostenibili (alimenti a base vegetale, locali, stagionali).
4. Governance e geopolitica. La decrescita chiede forme di democrazia più profonde e dirette, come la democrazia ecologica radicale, la difesa/recupero dei beni comuni, lo smantellamento delle gerarchie, la regolamentazione delle lobby, la riforma delle organizzazioni internazionali e la fine del complesso militare-industriale.
5. Indicatori. Semplicemente, abbandonare il PIL come misura del progresso sociale e sostituirlo con un pacchetto di indicatori di salute socio-ecologica. Ne esistono diversi: GPI, GNH, bilanci di benessere, ecc.
6. Disuguaglianza. La decrescita cerca di ridurre le disuguaglianze e di abolire la povertà, concentrandosi sulla redistribuzione (limite massimo di reddito/ricchezza, imposte progressive, risarcimenti), sulla fornitura dei bisogni umani fondamentali (ad esempio, servizi, istruzione, assistenza sanitaria, alloggi) e sulla giustizia trasformativa.
7. Finanza. La decrescita si concentra su due obiettivi. Primo, neutralizzare il profitto predatorio (e l’accumulazione) attraverso la democrazia finanziaria. In secondo luogo, costruire una finanza etica e non speculativa (monete locali, reti di reciprocità, cooperative di credito autogestite, banche cooperative).
8. Produzione e consumo. La decrescita sostiene la riduzione della sovrapproduzione attraverso modelli non profit, la rilocalizzazione delle attività, la limitazione della pubblicità, la promozione di stili di vita di sufficienza (scambiando il consumo di lusso con la semplicità volontaria) e la riduzione dei rifiuti (piani di divieto).
9. Scienza e tecnologia. Contro la produzione industriale, la decrescita sostiene la sovranità tecnologica, aggiunta agli strumenti conviviali. Ciò comporta moratorie sulla geoingegneria, revisione e controllo da parte dei cittadini, socializzazione dei social media, riconversione (e riutilizzo) delle strutture militari, smantellamento dei brevetti, riparazione delle cose.
10. Turismo. La decrescita riconosce che il turismo deve essere limitato e riconcettualizzato. I “bersagli”: i viaggi basati sui combustibili fossili, soprattutto quelli a lunga distanza, che sono effettuati in modo sproporzionato dall’élite globale. E, in secondo luogo, dare priorità al diritto di vivere rispetto al diritto di viaggiare.
11. Commercio. Come per il turismo, il commercio deve essere limitato e riconcettualizzato. Ciò implica limiti al commercio a lunga distanza, in particolare al commercio intra-industriale non necessario tra nazioni di pari ricchezza, quote di esportazione e riduzione dell’aviazione e delle spedizioni internazionali. Inoltre, il “libero scambio” deve cessare.
12. Pianificazione urbana. La pianificazione urbana è fondamentale. In questo caso, la decrescita sostiene la “terra per tutti”, la sufficienza degli alloggi, la giusta mobilità e una pianificazione socialmente utile ed ecologicamente sensibile. Le proposte includono la de-mercificazione degli alloggi, l’esproprio delle proprietà sfitte, l’abitare condiviso, il trasporto attivo/pubblico.
13. Lavoro. La riconcettualizzazione del lavoro è fondamentale per la decrescita. In questo caso, le applicazioni per ridurre la disoccupazione, ridistribuire le attività (ri)produttive e promuovere posti di lavoro socio-ecologici includono: la riduzione dell’orario di lavoro, le garanzie lavorative, la valorizzazione del lavoro di cura/volontario, i programmi di riqualificazione, ecc.
Conclusioni. La decrescita sta suscitando interesse, ma ha ancora molta strada da fare. I suoi sostenitori devono tradurre il “cosa” nel “come”, sperimentando nuove idee, pratiche e sensi comuni. Ciò richiede la comprensione delle istituzioni economiche, delle relazioni di potere e dei sistemi di approvvigionamento sociale.